Cospito, il Comitato di bioetica risponde a Nordio: “No a misure sanitarie contro la volontà del detenuto”. E lui chiede i domiciliari

Cospito, il Comitato di bioetica risponde a Nordio: “No a misure sanitarie contro la volontà del detenuto”. E lui chiede i domiciliari

Cospito, il Comitato di bioetica risponde a Nordio: “No a misure sanitarie contro la volontà del detenuto”. E lui chiede i domiciliari



ROMA – No, ministro Nordio, Cospito non può essere sottoposto a trattamenti sanitari obbligatori, non può essere alimentato forzatamente né costretto a bere ora che le sue condizioni di salute sono peggiorate e che per questo ha chiesto il differimento della pena ai domiciliari. Il Comitato nazionale di bioetica risponde al quesito che il 6 febbraio il Guardasigilli gli aveva posto. Lì Nordio chiedeva se le Dat, ovvero le disposizioni anticipate di trattamento, valessero nel caso di un detenuto (Alfredo Cospito, appunto) che in modo volontario ha deciso di porsi in una condizione di rischio per la salute (lo sciopero della fame) e indicato il rifiuto o la rinuncia ad interventi sanitari anche salvavita.

La risposta a Nordio

Ora, dopo un mese, i membri del Comitato di bioetica sono arrivati a un parere condiviso e cioè il “rifiuto di adottare misure coercitive contro la volontà attuale della persona”. Perché “ritengono che non vi siano motivi giuridicamente e bioeticamente fondati che consentano la non applicazione della legge 219/2017 nei confronti della persona detenuta, che, in via generale, può rifiutare i trattamenti sanitari anche mediante le Disposizioni anticipate di trattamento”.

Chiusa insomma senza dubbi la strada che il ministro Carlo Nordio aveva tentato di aprirsi dopo aver negato in prima persona, prima della decisione della Cassazione, la revoca del 41 bis per l’anarchico in sciopero della fame dal 20 ottobre scorso e nuovamente recluso ora in 41 bis nell’ospedale San Paolo di Milano dove è stato ritrasferito per l’aggravarsi delle sue condizioni di salute. Una strada impervia, già bloccata da numerosi costituzionalisti come Marco Ruotolo su Repubblica.

Il dibattito all’interno del Comitato di bioetica

Il Comitato di bioetica, si legge nella nota, “si è in primo luogo interrogato sulla possibilità di rispondere a quesiti per i quali è evidente il collegamento a una vicenda personale chiaramente riconoscibile, per quanto non esplicitamente menzionata”. Il regolamento esclude infatti che si possano dare risposte a casi personali con un’eccezione, cioè quando “ricorrano motivi di interesse generale e comunque nel rispetto della funzione giurisdizionale spettante alla magistratura”. Non una risposta ad personam, dunque, ma di carattere generale che però vale per l’anarchico.

Diverse le posizioni all’interno del Comitato che è arrivato poi a un documento di 10 punti approvati all’unanimità. In una nota si legge che “a maggioranza dei componenti del Cnb (19), ha ritenuto che, nel caso di imminente pericolo di vita, quando non si è in grado di accertare la volontà attuale del detenuto, il medico non è esonerato dal porre in essere tutti quegli interventi atti a salvargli la vita. La stessa Corte europea dei diritti umani (alla quale l’avvocato difensore di Cospito, Flavio Rossi Albertini, sta lavorando per farvi ricorso, ndr)ha sostenuto di recente che né le autorità penitenziarie, né i medici potranno limitarsi a contemplare passivamente la morte del detenuto che digiuna”. Ma non è questo il caso di Cospito che ha rese note e inviate le sue Dat al suo legale, all’amministrazione penitenziaria, all’ospedale e al ministero di Giustizia. Per i 19 membri, inoltre, “le Dat sono incongrue, e dunque inapplicabili, ove siano subordinate all’ottenimento di beni o alla realizzazione di comportamenti altrui, in quanto utilizzate al di fuori della ratio della L.219/2017”.

Altri componenti del Cnb (9) “ritengono che non vi siano motivi giuridicamente e bioeticamente fondati che consentano la non applicazione della L.219/2017 nei confronti della persona detenuta in sciopero della fame, anche in pericolo di vita. Anche in questo caso la nutrizione e l’idratazione artificiali possono essere rifiutate, anche mediante le Dat e la pianificazione condivisa delle cure – prosegue la nota del Comitato – Il diritto inviolabile di vivere tutte le fasi della propria esistenza senza subire trattamenti sanitari contro la propria volontà, derivazione logica del diritto alla intangibilità della sfera corporea di ogni essere umano, costituisce un principio costituzionale fondamentale del nostro ordinamento”.

“Altri ancora (2), pur privilegiando questa seconda posizione per quanto riguarda l’interpretazione dell’ordinamento vigente e l’applicabilità delle Dat, ritengono che un diverso bilanciamento dei principi in gioco non sia da escludere, anche guardando all’esperienza di altri Paesi – conclude la nota – Considerano tuttavia che un intervento del legislatore sia la via obbligata, comunque stretta per vincoli e giurisprudenza costituzionali. Sottolineano inoltre la necessità di offrire un esplicito e chiaro riferimento normativo a chi si troverà a prendere queste decisioni, a partire dai medici”.

Le reazioni politiche

Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera, commenta: “Il Comitato di Bioetica ha risposto nel modo più ragionevole ai quesiti del ministero della Giustizia, ribadendo che va tutelata la libertà della persona, detenuta o non, che rifiuta l’alimentazione. Un intervento che ristabilisce la difesa della dignità di tutte le persone. Nel caso Cospito, che sta virando verso una tragica conclusione, il Governo ha invece perso ragionevolezza preferendo calcoli di altro tipo”.

La richiesta dei domiciliari

Cospito intanto attraverso il suo legale ha depositato ieri al tribunale di sorveglianza di Milano una richiesta di differimento pena, per motivi di salute, nella forma della detenzione domiciliare a abitazione di una delle sorelle dell’anarchico. La richiesta è ora al vaglio dei giudici che dovranno fissare udienza. Una via che tre settimane fa era stata esclusa dal detenuto e dallo stesso avvocato ma che ora ha preso invece corpo. “Cospito non ha vocazione suicida, sta facendo una battaglia per la vita, trascorrere anni al 41 bis è una non vita”, spiega Rossi Albertini che lo ha incontrato lunedì mattina quando era ancora nel carcere di Opera: “È certamente molto provato, è al 138esimo giorno di sciopero della fame ma è ancora lucido. Il trasferimento in ospedale è una notizia che ci attendevamo ma è stata assunta repentinamente forse alla luce dei valori del potassio e per la rinuncia ad assumere gli integratori salvavita dopo il rigetto della Cassazione”.



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[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2023-03-07 12:51:04 ,www.repubblica.it

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